Le Ville Venete
Le ville venete non sono ambientate nel paesaggio, ma sono parte di esso, quasi come forme naturali del luogo in cui sorgono. Giuseppe Mazzotti
Le Ville Venete sono una realtà composta da quasi 4.300 dimore, un insieme unico e prezioso che caratterizza con eleganza il territorio del Veneto e, in parte più ridotta, del Friuli Venezia Giulia.
Esse nacquero come residenze rurali costruite nell’entroterra veneziano tra il XV ed il XIX secolo, come sedi per lo sviluppo e il controllo delle nascenti attività agricole e al tempo stesso come luoghi di incontro intellettuale e raffinato svago a contatto con la natura, lontano dalla caotica e spesso insalubre vita di città.
Andrea Palladio fu il visionario architetto che meglio colse e rinnovò i canoni etici ed estetici che guidarono il progetto di Venezia in terraferma, progettando e curando la realizzazione di circa trenta Ville Venete, autentici capolavori imitati per secoli in tutto il mondo e riconosciuti Patrimonio dell’Umanità Unesco dal 1994.
Le Ville Venete: origine storica e culturale
Già al tempo dei Romani possiamo parlare di gusto per la campagna e di meravigliose ville sorte lontano dagli agglomerati urbani, a quel tempo privilegio di una élite ricca e potente. Il modello si contrasse nell’epoca medievale – senza mai tuttavia sparire – per confermarsi nuovamente e in modo del tutto moderno grazie a Francesco Petrarca, il primo ‘scopritore’ della villa di campagna intesa come luogo dove l’uomo è attratto per ritrovare la tranquillità e sviluppare un dialogo interiore più profondo. Proprio il Poeta, amante dell’antichità romana, decise di costruire la sua villa ad Arquà, poco lontano da Padova, ponendo un seme importante per la concezione abitativa da cui trasse linfa la civiltà delle Ville Venete.
Il seme gettato da Petrarca germogliò in breve tempo grazie alla spinta della Serenissima Repubblica di Venezia e alle nobili famiglie patrizie della città, che già da metà ‘400 iniziarono a edificare le prime “fabbriche di villa” in campagna. Ma le ragioni storiche e sociali che fecero definitivamente esplodere il fenomeno delle Ville Venete – sia per necessità che per una vera e propria moda – vanno ricercate in alcuni avvenimenti fondamentali per la vita della stessa Venezia agli albori del Rinascimento.
Primo fra tutti, la scoperta del nuovo mondo, le Americhe. Fino a quel momento Venezia aveva infatti dominato il Mediterraneo con le sue flotte militari e mercantili per oltre due secoli, sviluppando domini costieri che le garantivano il controllo delle principali rotte commerciali tra Asia ed Europa. Dopo il 1492, Venezia fu rapidamente e inesorabilmente esclusa dai nuovi traffici via mare, che si erano spostati dal Mediterraneo all’Oceano Atlantico sotto la spinta di quelle stesse nazioni – Spagna, Inghilterra, Francia, Paesi Bassi e Portogallo – che fino a qualche anno prima si rivolgevano alla “Dominante” Venezia per l’acquisto di metalli preziosi, manifatture pregiate, spezie e prodotti di ogni genere provenienti dall’Oriente.
Il calo delle entrate per le casse veneziane rischiava di essere insostenibile e per questo nacque l’esigenza di nuove attività economiche indipendenti dal semplice commercio di beni via mare.
Un secondo motivo che scosse le fondamenta del sistema politico e sociale della Serenissima furono gli avvenimenti che, lontano dai mari, coinvolsero il continente europeo alla fine del XV secolo. Fu quello il periodo, infatti, in cui le varie identità nazionali europee si rafforzarono e divennero Stati moderni, fondati su cardini comuni a tutti tranne che all’impero veneziano: ognuno aveva la disponibilità di un vasto territorio in terraferma, racchiuso da confini, in cui il proprio popolo si identificasse per lingua, regole di convivenza e modelli di vita omogenei e potesse contare su un sistema economico autonomo. I veneziani, al contrario, avevano basato e sviluppato il proprio dominio esclusivamente sul commercio via mare e il controllo di sottili lingue costiere popolate da genti e culture diversissime tra loro. Per potersi relazionare alla pari con gli stati d’oltralpe, i veneziani compresero che era necessario e urgente dotarsi dei loro medesimi elementi costitutivi: un territorio in terraferma e un sistema economico autosostenibile per le proprie genti.
Fu così che in pochi anni Venezia assunse il controllo politico ed economico dell’entroterra – tramite accordi commerciali, attente unioni matrimoniali con la nobiltà locale, solo in parte grazie a scontri bellici – sottomettendo al proprio potere città come Padova, Treviso e Vicenza e destinando il “dogado” – territorio assoggettato alla Serenissima – a divenire la nuova fonte di ricchezza e di protezione per il rilancio del “leone alato” nel firmamento dei grandi Stati moderni.
E’ necessario ricordare però che le Ville Venete non nacquero esclusivamente a causa del declino del dominio sul mare della Serenissima. I veneziani, ancor prima di essere marinai, erano stati infatti contadini, allevatori e piccoli possidenti costretti a fuggire dalla terraferma, flagellati dalle frequenti invasioni barbariche tra il V e il VII secolo. Nel corso del tempo, comunità sempre più estese scelsero di installarsi in modo definitivo tra le isole della laguna, certamente più sicure.
Quando nel Rinascimento, Venezia rivolse la sua attenzione alla conquista della terraferma, fu in un certo senso un ritorno alle radici, un vitale rinnovo che portò a superare la crisi del mercato marittimo ricucendo il rapporto degli uomini con la propria terra di origine.
Le nobili famiglie iniziarono quindi a bonificare l’entroterra veneziano, rendendo coltivabili terre che diedero fertile ospitalità a nuove colture. Era risorto in questi umanisti il gusto della campagna, nel segno di una vita dedita alla riscoperta delle proprie origini e al rinnovamento di se stessi.
La Serenissima Repubblica di Venezia affidò ai nobili lo sviluppo delle nascenti attività agricole che le portarono nuova linfa e lustro nei tre secoli successivi. Nacquero così le Ville Venete, da un lato vere e proprie fattorie e centri propulsori di economia a presidio del territorio, dall’altro raffinate abitazioni di rappresentanza, di sviluppo sociale e villeggiatura.
L’architettura e l’arte delle Ville Venete: dialogo tra uomo e natura, otium et negotium
Le prime Ville Venete del XV secolo assolvevano essenzialmente alla funzione di centro per il controllo dell’attività agricola e certamente non avevano l’aspetto che siamo abituati a ritrovare oggi nelle ville; nascono come architetture più semplici, probabilmente con qualche elemento derivato dallo stile gotico.
Notiamo che alcune costruzioni si svilupparono da precedenti castelli medievali, abbandonando però l’uso difensivo dei loro elementi caratterizzanti.
Dopo la guerra della Lega di Cambray (1509) Il controllo di Venezia sul dogado di terraferma si stabilisce in modo definitivo. Le campagne divengono luoghi assai più sicuri e le nuove architetture sono lo specchio di questo cambiamento. Esse si aprono all’esterno, si riempiono di luce e di decorazioni, circondandosi di rigogliosi e curati giardini. Eventuali torri, merlature e mura hanno ormai scopi esclusivamente ornamentali essendo venuta meno l’esigenza difensiva di epoca medievale.
Dal ‘500 al ‘700 gran parte delle ricchezze accumulate dai veneziani furono investite nelle ville di campagna, realizzate e decorate dai maggiori artisti del periodo. Splendidi saloni ispirati ai palazzi di Venezia iniziarono a ospitare mirabili affreschi.
Meravigliose dimore nacquero lungo fiumi e canali che per secoli rappresentarono le naturali vie di comunicazione tra Venezia e l’entroterra, come la Riviera del Brenta e il Sile, diffondendosi anche tra i colli, le campagne e arrivando fino al lago di Garda.
La villa per il nobile veneziano rimane comunque una dimora temporanea, un luogo di villeggiatura dove recarsi sia per seguire le attività produttive (negotium), sia per riposarsi lontano dalla città, dedicarsi agli svaghi preferiti e al proprio spirito (otium).
Grazie ad abili architetti come Falconetto, Sansovino ed ovviamente Palladio, videro la luce residenze capaci di esprimere nuovi ideali e sensibilità che identificavano proprietari colti e lungimiranti. La Villa Veneta concretizza il ‘dialogo’ tra l’uomo e il paesaggio circostante e ad esso viene legata a doppio filo, rappresentando il trionfo dell’architettura funzionale in onore della santa agricoltura. Le Ville Venete furono infatti concepite in un contesto rurale reinterpretato dall’opera dell’uomo che con abilità seppe conferire alla natura originariamente selvaggia un aspetto elegante, utile e ‘colto’ allo stesso tempo, in costante dialogo con le nuove architetture. Accanto a corpi padronali sontuosi e ricercati sorgevano quindi edifici e spazi dedicati alle attività agricole: granai, cantine, stalle, orti, frutteti, peschiere.
Gli spazi interni delle ville furono poi abbelliti con affreschi, decorazioni e stucchi che esaltavano virtù bucoliche tra miti antichi e scene campestri, ornando ampi saloni dedicati ad accogliere balli e feste e rispecchiando l’elevato rango sociale dei proprietari. Veronese, Zelotti, Tiepolo e Crosato sono solo alcuni degli artisti che nel tempo impreziosirono le Ville Venete, che vennero spesso avvolte da curati giardini con viali alberati, specchi d’acqua, labirinti, fontane e statue, in continua comunicazione con l’edificio.
Per oltre tre secoli le nobili famiglie venete continuarono a costruire prestigiose dimore di campagna, come conferma del prestigio personale e al tempo stesso segno tangibile di un progetto più ampio di evoluzione socio-culturale che possiamo definire ‘Civiltà delle Ville Venete‘.
Case profondamente legate al territorio, che per esso sono nate e che ancora oggi lo caratterizzano profondamente con la loro preziosa presenza.