Il ciclo di Alessandro Magno e gli dei dell’Olimpo
Il salone da ballo di Ca’ Marcello ospita uno dei capolavori del panorama artistico del Settecento veneto: il famoso ciclo di affreschi dedicato ad Alessandro Magno, realizzato da Giambattista Crosato nel 1753.
Il ciclo di Ca’ Marcello rappresenta uno dei momenti più alti della carriera del grande artista veneto che in questa villa illustra, con le forme lievi e teatrali del rococò, importanti virtù e valori morali tramite le vicende del massimo condottiero dell’antichità.
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Nozze di Alessandro Magno
Dimensione affresco: 305 x 235 cm
Durante il suo viaggio di conquista in Oriente, Alessandro Magno s’innamora perdutamente di Rossane, una ragazza di grande fascino caduta sua prigioniera, e decide di unirsi a lei in matrimonio.
L’affresco raffigura il banchetto di nozze della coppia, al fine di comunicare il senso di unità e forza dato dalla nascita di una famiglia fondata sull’amore.
Nel corso della grande conquista dell’Impero Persiano, Alessandro Magno (356 – 323 a.C.) invase la satrapia della Battriana (nel nord dell’attuale Afghanistan) intorno al 327 a.C.
Il satrapo Ossiarte, per evitarne la cattura, fece portare la sua famiglia in una rocca oltre il fiume Osso, nota come Rocca Sogdiana: un vero nido d’aquila considerato imprendibile, in quanto arroccato sulla cima di una montagna impervia circondata da dirupi su ogni lato.
Qui Ossiarte continuò a fomentare disordini, sfidando Alessandro a conquistare la piazzaforte.
Con un’impresa considerata impossibile e per secoli rimasta celeberrima, Alessandro riuscì a conquistare la rocca grazie all’ingegno e all’abilità di un contingente di scalatori-rocciatori che facevano parte del suo esercito e che vennero felicemente paragonati a “uomini con le ali”.
Ossiarte e la sua famiglia caddero prigionieri. Ma, durante il banchetto che seguì in onore del vincitore, Alessandro vide Rossane, la giovanissima figlia del satrapo, e se ne innamorò.
Le fonti antiche sottolineano e confermano come quello tra Alessandro e Rossane sia stato un matrimonio d’amore (celebrato secondo usanze locali ancor oggi vive in alcune parti dell’Asia centrale).
Al tempo stesso, non possono essere trascurate le comprensibili ragioni di carattere politico che senza dubbio influirono sulla decisione del re e che furono all’origine di non poche controversie, legate alla prima fusione che in tal modo avvenne tra Greci e Persiani.
Testi a cura di Claudia Daniotti
©Claudia Daniotti 2011
Alessandro, Apelle e Campaspe
Dimensione affresco: 305 x 235 cm
l celebre pittore Apelle riceve da Alessandro Magno la commissione di realizzare un ritratto della sua concubina preferita, la stupenda Campaspe, ma rimane ammaliato dalla bellezza della ragazza e se ne innamora all’istante.
In quest’occasione il re dimostra la sua magnanimità, che lo porta a lasciare libera la donna, sacrificando le proprie passioni che avrebbero impedito l’unione di due innamorati.
Campaspe (o Pancaspe), bellissima giovane originaria di Larissa, in Tessaglia, era la favorita tra le amanti di Alessandro Magno. Deciso a far realizzare un ritratto della ragazza, Alessandro si rivolse ad Apelle, suo pittore ufficiale che per secoli doveva essere considerato il più grande pittore dell’antichità.
Intento a dipingere il nudo di Campaspe, la “più bella tra le mantenute d’Alessandro”, Apelle s’innamorò profondamente di lei, tanto da ritardare con vari stratagemmi il compimento del ritratto per poter godere della sua incantevole bellezza il più a lungo possibile. Il sovrano, scoperto l’amore, a quanto pare corrisposto da Campaspe, donò la modella ad Apelle.
In questo affresco Apelle viene colto nel momento in cui ritrae Campaspe, mentre Alessandro già sembra sul punto di fare dono della giovane al pittore, intuendo quell’amore segreto chiaramente indicato da Eros in atto di scoccare una delle frecce del suo arco.
Testi a cura di Claudia Daniotti
©Claudia Daniotti 2011
Alessandro davanti al corpo di Dario
Dimensione affresco: 280 x 235 cm
Dario III, Gran Re di Persia e acerrimo nemico di Alessandro Magno, viene assassinato per mano di un suddito traditore. Nell’affresco si raffigura il momento in cui Alessandro, giunto al cospetto di Dario ormai morto, compie un clamoroso gesto di pietà: si toglie il mantello dalle spalle e si accinge a coprire il corpo, nudo e ferito, del nemico tradito e ucciso dai suoi stessi generali.
Dario III Codomano (380 – 330 a.C.) fu l’ultimo esponente della dinastia degli Achemenidi sul trono di Persia, testimone delle strepitose conquiste di Alessandro Magno. Nella sua marcia dalle coste del Mediterraneo verso il cuore dell’Impero Persiano, tra 331-330 a.C. Alessandro si impossessò di tutte le capitali del regno: Babilonia, Susa, Persepoli e Pasargade.
Solo Ecbatana, l’antica capitale dei Medi, residenza estiva del Re dei Re, restava nelle mani di Dario, che qui aveva trovato rifugio dopo la nuova sconfitta a Gaugamela. Da Ecbatana egli mosse verso Oriente col suo esercito, per cercare di organizzare ancora una volta la resistenza.
Non ne ebbe la possibilità: nel 330 venne ucciso a tradimento dall’infido generale e satrapo, Besso, desideroso di impadronirsi dei resti dell’Impero e di ingraziarsi l’amicizia del nuovo sovrano macedone.
L’assassino tuttavia sbagliò i suoi calcoli: giunto davanti al corpo ormai senza vita di Dario, Alessandro ricoprì con il suo mantello quel cadavere abbandonato senza decoro né dignità, dando prova di una pietas che resterà esemplare per secoli.
Per tre anni Alessandro diede la caccia a Besso per vendicare Dario. Dopo averlo inseguito sulle montagne più alte e nelle terre più desolate dell’Asia centrale, riuscì infine a catturarlo e a metterlo a morte con un supplizio di tale ferocia da diventare poi proverbiale.
Testi a cura di Claudia Daniotti
©Claudia Daniotti 2011
La famiglia di Dario davanti ad Alessandro
Dimensione affresco: 280 x 235 cm
L’incontro tra Alessandro Magno e la famiglia di Dario è un momento ricco di emozioni, che porta alla nascita di un rapporto di rispetto duraturo. La magnanimità dimostrata dal re per la famiglia del nemico sarà infatti riconosciuta e apprezzata da tutto il popolo persiano.
Protagonisti dell’episodio rappresentato furono Alessandro Magno, il suo amico e consigliere Efestione e la famiglia di Dario III, riuniti sotto la stessa tenda dopo la sconfitta persiana nella battaglia di Isso, in Cilicia, avvenuta nel novembre del 333 a.C.
Nel momento in cui lo scontro si volse a netto favore dei Macedoni, Dario abbandonò il campo di battaglia e si diede alla fuga, lasciando nelle mani del nemico non solo l’esercito ma anche la sua stessa famiglia (secondo l’usanza persiana, infatti, la famiglia reale, donne e bambini inclusi, era tenuta ad accompagnare il re anche nelle spedizioni militari).
Al termine della battaglia, Alessandro venne informato del fatto che le donne della famiglia reale stavano piangendo Dario, credendolo morto.
Accompagnato allora da Efestione, si diresse verso la tenda nella quale esse si trovavano, con l’intento di rassicurarle sulla vita del sovrano; non appena Sisisgambi, l’anziana regina madre, si trovò al cospetto dei due uomini, rese a colui che riteneva il re dei Macedoni l’omaggio stabilito dall’uso persiano, e si
inginocchiò ai suoi piedi. Ma non aveva mai visto né Alessandro, piccolo e minuto, né Efestione, alto e slanciato: lasciandosi ingannare quindi dalle apparenze, cadde ai piedi di Efestione, che rimase sbalordito e sconcertato.
Non appena le fu rivelato il suo errore Sisisgambi si gettò in ginocchio di fronte ad Alessandro, chiedendone in lacrime il perdono e implorando la sua clemenza per non averlo riconosciuto. Il re la sollevò da terra porgendole la mano e disse: “Non ti sei sbagliata, madre: infatti anche questo è Alessandro”, a significare che lui ed Efestione erano uniti come fossero una sola persona, e togliendola così da un imbarazzo che, in quanto prigioniera del vincitore, avrebbe potuto costarle la vita.
Da quel momento in avanti, la famiglia di Dario venne trattata con tutti gli onori dovuti al rango reale e tale fu la gratitudine di Sisisgambi che essa prese a considerare Alessandro come suo proprio figlio, tanto da lasciarsi morire alla notizia dell’improvvisa scomparsa del Macedone, pochi anni più tardi, a Babilonia.
Testi a cura di Claudia Daniotti
©Claudia Daniotti 2011
Alessandro Magno tra gli dei dell’Olimpo
Dimensione affresco: 14,65 x 6,50 m
Nell’imponente affresco che decora il soffitto della sala da ballo sono rappresentate diverse divinità dell’Olimpo (Giove, Giunone, Mercurio, Nettuno, Apollo, Bacco e molti altri), tra le quali appare fiera la figura di Alessandro Magno. Il grande condottiero ha dunque un posto d’onore tra gli dei, ai quali si presenta con l’armatura all’antica, il capo coperto dall’elmo e il mantello rosso.
Intorno a Giove e Giunone, seduti tra le nuvole al centro del cielo screziato dalle luci dell’alba, si affollano divinità dell’Olimpo, figure allegoriche e un gran numero di putti e amorini. Mentre il carro della regina degli dei attende vuoto accanto all’arcobaleno di Iride, Mercurio volge le spalle all’osservatore quasi in fuga, Flora-Primavera sparge le rose che ne indicano l’arrivo, Nettuno stringe in mano il tridente, Apollo si affretta con passo deciso, Diana siede con espressione stranamente sconsolata, mentre un vecchio dalla barba bianca, poco discosto da Cerere-Estate e Bacco-Autunno, indica certamente l’Inverno, sempre poco gradito nei consessi divini in villa.
A chiudere l’affresco lungo il lato settentrionale sono un meditabondo Saturno-Chronos e una figura
femminile che potrebbe forse essere identificata con la Notte. La parte sinistra dell’affresco accoglie Venere circondata da putti e da un’ancella con accanto un Ercole pensoso appoggiato alla clava e un corteo di figure femminili di Muse-Arti.
Cuore compositivo del grandioso soffitto è la figura di un guerriero che, nella posa ostentatamente marziale come negli attributi già dispiegati negli affreschi delle pareti sottostanti, non può che essere identificato con Alessandro stesso. Dall’alto del salone di Ca’ Marcello, ciò che domina è una scena di apoteosi, di assunzione al cielo nel pantheon antico. Con le propria gesta, morali e militari, Alessandro è giunto più lontano del limite estremo dell’Asia e ha meritato più di quanto il dominio delle passioni umane potesse assicurare: sovrano magnanimo e combattente pietoso, amante generoso e sposo amorevole, comandante infallibile e generale invitto, Alessandro ha conquistato per sé un posto tra gli dei immortali dell’Olimpo.
Testi a cura di Claudia Daniotti
©Claudia Daniotti 2011
Bibliografia essenziale
Su Ca’ Marcello e gli affreschi con Storie di Alessandro Magno
Andrea Gloria, Il territorio padovano illustrato, Padova 1862, vol. II, p. 222
Nicola Ivanoff, Un ignoto ciclo pittorico di Giambattista Crosato, “Arte Veneta” V, 1951, pp. 170-171
Giuseppe Mazzotti, Le ville venete, Treviso 1953, pp. 221-222
Mercedes Precerutti Garberi, Levada, Villa Marcello, in Affreschi settecenteschi delle Ville Venete, prefazione di Antonio Morassi, Milano 1968, pp. 45-46
Franca Zava Boccazzi, Affreschi settecenteschi delle ville venete, “Arte Veneta” XXIII, 1969, pp. 273-286
Villa Marcello, in Gli affreschi nelle Ville Venete. Dal Seicento all’Ottocento, prefazione di Rodolfo Pallucchini, testi di Francesca D’Arcais, Franca Zava Boccazzi e Giuseppe Pavanello, Venezia 1978, vol. I, p. 178, scheda 84
Nancy Susan Harrison, The Paintings of Giovanni Battista Crosato, dissertazione di laurea, University of Georgia 1983, Ann Arbor 1984, pp. 48-74
Antonio Pra e Andrea Banchieri, Dal castello medioevale alla cultura della villa veneta, Verona 1999
Angelo Pelloso, Piombino Dese. Cenni di Storia ed Arte, Loreggia 2000, pp. 87-89
Monica De Vincenti e Simone Guerriero, Gli stucchi di Villa Maruzzi-Marcello a Levada di Piombino Dese, in L’arte dello stucco in Friuli nei secoli XVII-XVIIl. Storia, tecnica, interconnessioni, atti del convegno internazionale (Passariano-Udine, 24-26 febbraio 2000), a cura di G. Bergamini, P. Goi, Udine 2001, pp. 187-198
Clauco Benito Tiozzo, Alcune note sugli affreschi del Crosato a Ca’ Marcello di Levada, “Ateneo Veneto”, CXCIII, terza serie, 5/II, 2006, pp. 19-29
Ville Venete: la provincia di Padova, Padova 2006
Denis Ton, Levada, Villa Maruzzi, Marcello, in Gli affreschi nelle Ville Venete. Il Settecento, tomo I, a cura di G. Pavanello, Venezia 2010, pp. 328-335, scheda 86
Claudia Daniotti, Storie di Alessandro Magno in villa: intorno agli affreschi di Giambattista Crosato a Ca’ Marcello, Levada di Piombino Dese, “Arte Documento”, Rivista e Collezione di Storia e tutela dei Beni Culturali, 27, 2011, pp. 160-167
Sulla fortuna di Alessandro Magno nell’arte europea, si vedano almeno:
Alexander the Great in European Art, catalogo della mostra (Salonicco, 22 settembre 1997-11 gennaio 1998), a cura di Nicos Hadjinicolaou, Salonicco 1997
Claudia Daniotti, Il mito di Alessandro dall’ellenismo al Rinascimento (e oltre), in L’originale assente. Introduzione allo studio della tradizione classica, a cura di Monica Centanni, Milano 2005, pp. 165-196
Alessandro Magno in età moderna, a cura di Franco Biasutti e Alessandra Coppola, Padova 2009