Riconoscimento giuridico dei matrimoni gay celebrati all’estero
Come funziona il riconoscimento giuridico dei matrimoni gay celebrati all’esterno?
Il riconoscimento giuridico dei matrimoni gay celebrati all’estero è possibile in Italia? Secondo quanto riportato nell’art. 16 del dpr 396/2000, un matrimonio, fuori dal nostro Paese, può essere celebrato ufficialmente solo se in presenza di un’autorità diplomatica.
Perché il matrimonio sia valido anche in Italia, i cittadini che si sposano all’estero devono inoltre essere maggiorenni (salvo autorizzazione di un genitore o di un tutore legale), non sposati e senza vincoli di parentela nei confronti dell’altra parte coinvolta nell’unione. La legge italiana, dunque, non prevede espressamente che tra le caratteristiche delle coppie che si sposano all’estero ci sia anche la differenza di sesso, tuttavia per molto tempo La Corte ha affermato che il matrimonio ufficiale deve unire esclusivamente persone di sesso diverso.
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Una buona notizia per i diritti delle unioni gay, non solo celebrate all’estero, ci è arrivata proprio a metà gennaio 2017 con tre decreti legislativi approvati dal Cdm che l’associazione Arcigay considera «un vero e proprio passo storico».
Il nuovo anno è quindi iniziato con l’approvazione dei decreti attuativi proposti a maggio 2016 dal Parlamento e considerati finora «decreti ponte». Questi tre decreti confermano, anche in Italia, l’unione tra maggiorenni dello stesso sesso stabilendo i loro rispettivi doveri (convivenza, assistenza morale e materiale) e diritti (pensione ed eredità).
Proprio come per le cerimonie matrimoniali, le unioni civili nel nostro Paese devono avvenire dinanzi un ufficiale di stato e alla presenza di due testimoni.La documentazione sarà registrata nell’archivio di stato civile e i due partner potranno scegliere di utilizzare un cognome comune.